Inps, Ricci: “Riportare al centro i bisogni della persona”

“In linea con quanto indicato nella relazione programmatica 2023-2025 del Civ dell’Inps i sindacati possono e devono rivestire un ruolo di vigilanza sulla reale attuazione del documento generale di indirizzo e quindi sulla realizzazione degli obiettivi strategici dell’ente, che in ogni caso devono essere in linea con l’interesse e la tutela dei diritti delle lavoratrici e lavoratori”.

Esordisce così Gianni Ricci nel corso dell’incontro organizzato nell’ateneo dell’università di Bari in occasione dei 125 anni dell’Inps. “In linea generale il ruolo di controllo può essere indirizzato ad una semplificazione degli iter burocratici per arrivare in tempi più rapidi all’erogazione della misura di sostegno. Nello specifico, sul versante pensioni di invalidità civile e indennità di accompagnamento il sindacato può rivestire un ruolo di controllo sulla reale diminuzione dei tempi di attesa per l’erogazione delle prestazioni di invalidità civile che spesso sono oltremodo lunghi e burocraticamente ostacolanti per i beneficiari. La Uil caldeggia la realizzazione e la partecipazione alla task force che l’Inps intende realizzare proprio per raggiungere questo obiettivo. E,  andiamo addirittura oltre: nella prospettiva di una reale riduzione dei tempi d’attesa e nell’esclusivo interesse dell’utenza e della comunità, noi siamo pronti a farci portavoce per l’apertura di un dialogo costruttivo mirato alla sottoscrizione di un’intesa con la Regione Puglia che porti la gestione delle procedure, ora in capo alle commissioni territoriali Asl, integralmente all’Inps (come del resto accade in altre regioni), anche in considerazione del fatto che grazie ai nuovi concorsi la stessa INPS è in grado di assolvere tale compito grazie a un’adeguata dotazione di  personale qualificato di medici e avvocati. Inoltre, particolare non secondario, la Regione, e quindi la comunità pugliese, risparmierebbe risorse importanti da poter reinvestire in altre criticità, specie in un momento storico come l’attuale”.

E ancora. “Riteniamo che occorra valorizzare il ruolo dell’Istituto in materia di politiche del lavoro, un tema molto caro alla UIL che, proprio nelle ultime settimane si è battuta con determinazione e con successo per la riattivazione dell’attività dell’Arpal qui in Puglia, bloccata dall’assenza di una nuova classe dirigente. Ebbene, proprio in sinergia con i Cpi, Anpal, Arpal e Regione Puglia, Agenzie per il Lavoro, l’INPS diventa pilastro per l’incrocio tra politiche attive e passive del lavoro, tra gli interventi di sostegno al reddito e i percorsi di riqualificazione e formazione per una ricollocazione occupazionale, tema sul quale la UIL da tempo chiede maggiori investimenti e sul quale l’INPS potrebbe diventare appunto soggetto garante e attuativo in un contesto di costante partecipazione dei soggetti  rappresentativi del mondo del lavoro e del tessuto sociale ed economico del territorio. Da sindacato delle persone non possiamo non auspicare che ruolo fondamentale dell’Ente sia anche in materia di contrasto a una povertà in aumento, all’esclusione e quindi alle disuguaglianze sociali, diventando così un valore aggiunto per una società in difficoltà e per la tutela della dignità della persona e dei suoi bisogni”

Capitolo pensioni. Secondo Ricci “L’obiettivo dell’ente, sosteniamo come Uil, sul versante pensioni è il riallineamento dell’accesso alle pensioni sul modello europeo, quindi intorno ai 63 anni, rendendo il sistema di accesso maggiormente flessibile. Questo può essere fatto efficacemente utilizzando il documento conclusivo della Commissione Istituzionale sui lavori gravosi che, per la prima volta, sancisce in maniera scientifica che non tutti i lavori sono uguali, sia per aspettativa di vita che per tassi infortunistici. In Italia, da dieci anni, si va in pensione a 67 anni, quando, in Germania, solo quest’anno si arriverà a 64. L’introduzione della flessibilità di accesso alla pensione è quindi un elemento di equità e giustizia. Contemporaneamente, bisogna prevedere che 41 anni di contribuzione debbono bastare per andare in pensione, a prescindere dall’età”.

“Nel 2022 in Italia, alle aziende sono state autorizzate 594,5 milioni di ore di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, il che significa dire che questo strumento ha salvaguardato, secondo una nostra stima, il posto di lavoro a circa 292 mila lavoratrici e lavoratori a zero ore. Rispetto al 2019, anno pre-pandemia, si è registrato un aumento del 115,2%. Il 78,8% delle ore è stato assorbito dalla cassa integrazione (pari a 468,4 milioni di ore, di cui 237,9 milioni di cig ordinaria, 202,3 milioni di cig straordinaria e 28,2 milioni di cig in deroga) ed il restante 21,2% dai Fondi di Solidarietà (126,1 milioni di ore). La cassa integrazione ha registrato un aumento dell’80,4% rispetto al 2019, mentre i Fondi di solidarietà del 658,4%. Gli ammortizzatori sociali che in questo periodo storico rivestono un ruolo fondamentale nel sostegno ai lavoratori che operano in aziende in crisi deve essere semplificato nelle procedure per arrivare all’erogazione della cassa integrazione, che sia ordinaria o straordinaria, in tempi brevi. Il sistema economico e produttivo sarà investito da nuove crisi industriali e di settore. La pandemia da un lato e le mutazioni dei mercati dall’altro, impongono una implementazione di politiche industriali di ampio respiro che vadano verso un aumento degli strumenti di protezione sociale. Deve essere più incisiva l’attività di monitoraggio sull’erogazione dell’assegno unico e sulle sue ricadute reali sui beneficiari in termini di sostegno al reddito e alla qualità di vita delle famiglie ed in questo il sindacato può e deve dare il suo contributo promuovendo tutte le iniziative volte ad indagare queste tematiche con i suoi iscritti. Nel rispetto della legge 328/2000 i sindacati possono rivestire un ruolo importante nella reale definizione di un percorso che porti alla realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali che renda efficiente il complesso sistema delle misure di supporto ai lavoratori. Interventi che non possono non passare da un’attenta analisi sia in sede dei governi regionali e centrale e dall’avvio di una discussione seria in ambito parlamentare. Occorre cioè nello specifico un intervento legislativo che dia efficacia alle previsioni della norma”.

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