Giornata violenza sulle donne: dal lavoro arrivino segnali importanti

“Non basta un giorno per discutere di violenza di genere, ne servono 365. Se questa giornata ha un senso è per la sua capacità di essere cassa di risonanza e arrivare a quanta più gente è possibile. E quindi oggi ribadiamo che le discriminazioni di genere sono perpetuate in tutti gli ambiti. Parliamo di lavoro e di come le tutele a favore delle lavoratrici vengano sistematicamente scardinate. Pensiamo a Opzione Donna, la misura di accesso anticipato alla pensione che consente alle lavoratrici di andare in pensione con 35 anni di contributi e 58 anni di età, con una riduzione della pensione pari al 30%. È un vantaggio per lo Stato già dal quinto anno di pensione, il Governo ha deciso di andare in direzione contraria, pensando di innalzare l’età pensionabile per poter usufruire della misura da 58 a 60, inserendo uno scaglionamento a seconda che la lavoratrice abbia o meno dei figli, sia disabile o abbia una persona non autosufficiente a carico. Nonostante ciò le domande di accesso alla misura in Puglia sono aumentate di quasi il 40%, passando dalle 1.571 del 2021 alle 2.166 del 2022 e nella provincia di Bari del 35% passando dalle 494 del 2021 alle 667 dello scorso anno, a dimostrazione di come questo sia uno strumento giusto ed equo sia per le donne che per le casse statali. Pensiamo all’accesso al mondo lavorativo. I lavoratori sono quasi il doppio delle lavoratrici in ogni classe di età. A fronte di una occupazione femminile del 39,1% nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni quella maschile è del 66%. Tra i 35 e i 49 anni l’occupazione femminile in Puglia raggiunge il 47,6% quella maschile il 79,5% e infine tra i 50 e i 74 anni l’occupazione femminile in si ferma al 22,8%% quella maschile al 49,1%”.

“La Regione Puglia può intervenire eliminando gli ostacoli che limitano l’accesso alle professioni, servono più asili nido, servono misure di conciliazione dei tempi famiglia-lavoro e servono misure che garantiscano luoghi di lavoro sicuri. Anche sui salari si consuma la disparità tra i generi. Il divario è mediamente del 15% e varia a seconda del titolo di studi e quindi della posizione occupata. Abbiamo contribuito a far approvare la legge sulla parità salariale qui in Puglia, ma non vediamo la sua concreta applicazione, né strumenti per vigilare su tutte le distorsioni del sistema che portano ad esempio a non consentire la progressione di carriera per le donne. Solo il 18% delle lavoratrici pugliesi riveste posizioni apicali e appena il 3% e ceo in una azienda quotata. I numeri che oggi tutti stanno pronunciando sono 106, le vittime di femminicidio nel 2023, 87 il numero di donne che sono state uccise in ambito familiare e affettivo e 55 quelle morte per mano dei loro partner o ex partner. È un tema complesso, le cause sono molte e stratificate in un sistema culturale e sociale malato. Nessuno può tirarsi indietro, siamo tutti responsabili e ognuno di noi può e deve essere parte del cambiamento. Le discriminazioni, le difficoltà, gli ostacoli alla crescita personale e anche la sicurezza personale passano anche dai numeri che vi abbiamo dato oggi e da come tutti noi ci impegniamo ogni giorno per azzerarli. Ogni passo in questa direzione è un tassello che trova riflesso nel tema più ampio della parità di genere” concludono Gianni Ricci, segretario generale e Annarita Gianniello, segretaria regionale confederale della Uil Puglia.  

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