Fontana e lo sciopero “inopportuno”. La risposta di Cgil Cisl Uil Puglia

In un intervento sul Corriere del Mezzogiorno del 10 dicembre 2020, il presidente di Confindustria Bari Bat, Sergio Fontana, ha definito lo sciopero promosso il 9 dicembre dalle categorie del pubblico impiego di Cgil Cisl Uil “inopportuno”, addirittura una “beffa”. A parte rivendicare con orgoglio l’autonomia sulla scelta delle forme di mobilitazione oltre difendere le nostre categorie e oltre 3 milioni di lavoratori, vorremmo entrare nel merito delle considerazioni che spingono il vertice della più grande organizzazione d’impresa regionale a definire con toni sprezzanti l’esercizio di un diritto costituzionale, qual è lo sciopero. 

In premessa, contrapporre i dipendenti dei settori privati a quelli pubblici è un gioco sterile. Del resto, la battaglia sindacale per il rinnovo dei contratti è assolutamente trasversale e coinvolge oltre 10 milioni di lavoratrici e lavoratori, tra i quali, ad esempio, i metalmeccanici, anch’essi scesi in piazza un mese fa per un contratto bloccato dall’aperta contrarietà di Confindustria.

E poi, cosa c’entra chi lavora in un’amministrazione dello Stato con la perdita dei fatturati delle imprese? È forse colpa dell’impiegato del Comune o del funzionario di un ufficio ministeriale la pandemia che sta investendo le nostre vite? Siamo stati, come sindacati confederali, in prima linea nel chiedere al Governo, sin da marzo, strumenti di sostegno al reddito per i lavoratori del settore privato, così come sostegni alle aziende, a Roma come in Puglia. Risorse che in verità non sono mai mancate al tessuto imprenditoriale di questo paese e di questa regione: solo nel 2018, dati Bankitalia, alle imprese sono andati 14 miliardi di euro in contributi agli investimenti e 26 miliardi di aiuto alla produzione. Viene da sé che disquisire sui lavoratori pubblici appare allora abbastanza capzioso, anche a fronte delle inefficienze organizzative e dei costi che invece sono sì ricaduti sui dipendenti. O Fontana crede che strumenti e accessi alla rete siano stati forniti dalla pubblica amministrazione? Allo stesso modo, non certo meno dignitose sono le rivendicazioni di adeguamento salariale: un rinnovo del contratto, nel caso del pubblico impiego arrivato dopo dieci anni di blocco, ma già scaduto da ventiquattro mesi. 

Ma di chi stiamo parlando è bene specificarlo: di quei lavoratori che sono stati in prima linea nel combattere ogni giorno per 24 ore al giorno il Covid, in un contesto sanitario senza precedenti. Quei lavoratori chiamati eroi all’inizio della pandemia e poi puntualmente dimenticati quando è arrivato il momento di riconoscere i loro diritti. Quanti hanno garantito servizi essenziali nell’ambito dell’assistenza socio sanitaria, nei servizi educativi, nella sicurezza dei cittadini e anche delle imprese.

Prima di criticare uno sciopero sarebbe poi il caso di leggere le istanze di chi lo promuove: quanto il presidente Fontana scrive nel suo intervento sulle inefficienze della macchina amministrativa in questo Paese, rappresenta il cuore delle nostre richieste sindacali. Investimenti per modernizzare e digitalizzare la pubblica amministrazione, che funziona se si investe sulle professionalità, se si mette mano agli organici dopo anni di blocco delle assunzioni, se si stabilizzano i 170mila precari che lo Stato impiega. Ditelo agli infermieri sottopagati, agli esternalizzati che lavorano per pochi euro l’ora, che lo sciopero è una beffa. 

Uno sciopero allora per migliorare il paese, per migliorare le condizioni delle persone e i servizi ai cittadini e alle imprese. Rivendichiamo, come chiede il Presidente Fontana, il diritto ad avere servizi pubblici di qualità, servizi che sono garantiti da persone che devono vedere pienamente riconosciuti i propri diritti. Scagliarsi contro i dipendenti pubblici, contro i lavoratori, con toni populistici, alimenta un odio sociale spinto verso il basso, mentre tante imprese e società “grazie” alla pandemia si sono arricchite enormemente, vedendo crescere fatturati e patrimoni. Per una volta, guardiamo verso l’alto, e non puntiamo l’indice contro chi rivendica il riconoscimento della propria professionalità. Perché su un punto siamo concordi: se migliora la pubblica amministrazione, cresce la competitività del sistema paese. Un sostegno allo sviluppo sociale ed economico di cui abbiamo oggi più che mai grande bisogno.


Pino Gesmundo, Antonio Castellucci, Franco BustoSegretari generali di Cgil, Cisl, Uil di Puglia

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