Rendiconto sociale INPS Bari: “Troppe disuguaglianze economiche e sociali”

“Se è vero che è cresciuta l’occupazione in Puglia, è vero che sono aumentate anche le cessazioni di lavoro. Sono le donne le più penalizzate da questa situazione, a dimostrazione che esistono ancora troppi ostacoli all’ingresso nel mondo del lavoro per le donne, legati anche alla difficoltà di conciliare i tempi lavoro-famiglia. Esiste inoltre una marcata disparità salariale e conseguentemente pensionistica tra uomini e donne. Dopo l’approvazione della legge regionale sulla parità salariale occorre vigiliare affinché non rimanga un buon proposito ma che incida concretamente sulla qualità di vita delle nostre lavoratrici” spiega Gianni Ricci, segretario generale della Uil Puglia intervenuto alla presentazione del Rendiconto sociale dell’Inps.

Dati preoccupanti che sono aggravati da un trend che non fa che peggiorare. E se la provincia di Bari fa solitamente da traino all’intera regione, questa criticità si evidenzia maggiormente nel barese che altrove. Tra il 2021 e il 2022 il lavoro femminile compreso nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni ha perso 5 punti percentuali in un solo anno (passando dal 48,8 al 43,8%) nella provincia di Bari mentre è aumentato quello maschile nella stessa fascia d’età (64,6 al 73,5%). Un dato che spicca sulla situazione regionale che ha visto una contrazione dello 0,5% ed in assoluta controtendenza rispetto al dato nazionale che, sempre nella stessa fascia d’età, ha registrato un aumento dell’occupazione femminile di 3 punti percentuali. “Questo evidenzia la mancanza di equità tra i generi e la mancanza di politiche di accesso al lavoro per i più giovani, le due categorie sempre più penalizzate. Il dato generale sulla disoccupazione (scesa dal 14,6% al 12,1% nella Regione e dal 10 al 9,1% nella provincia di Bari) che è in lieve diminuzione nasconde questa criticità. Sono aumentate le entrate contributive in Puglia del 9% nell’ultimo anno a testimonianza di una maggiore regolarità contributiva delle imprese. Si parla di oltre 5,5 miliardi di euro per la Puglia (2,1 per la provincia di Bari). L’incremento delle entrate contributive è coerente con la diminuzione delle dichiarazioni di irregolarità contributiva, segnale di un miglior stato di salute delle imprese incidenti soprattutto sul territorio barese. “Questo significa che è il momento opportuno per intervenire sulla fiscalità in capo ai lavoratori riducendo il cuneo fiscale e mettendo in campo misure di contrasto all’evasione fiscale (ricordiamo che la Puglia è tra le tre peggiori regioni in tema di evasione fiscale, ogni 100 euro versati 20 sono evasi)” continua Ricci.

“Il lavoro e lo dimostrano i dati, non è una priorità né per il Governo centrale né per quello locale. Basta osservare i dati sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Nel 2022 è aumentato il numero di beneficiari di ammortizzatori sociali in Puglia. Sono state accolte 148.322 domande di NASpI in Puglia nel 2022 a fronte delle 124.013 dell’anno precedente. Mentre nella provincia di Bari sono state accolte 38.189 domande di NASpI nel 2022 quasi 7mila in più dello scorso anno, anche in questo caso con una predominanza femminile a testimonianza della maggiore probabilità delle donne di subire un licenziamento (aumentate le NASpI per le lavoratrici: 3.448 domande accolte nella provincia di Bari e di 11.627 in tuta la regione)”.

È invece diminuito considerevolmente il ricorso alla cassa integrazione in Puglia. Da 25.415.875 ore del 2021 a 3.640.833 del 2022). Più che dimezzate le ore di cassa integrazione ordinaria (7.348.116 nel 2021 – 1.094.233 nel 2022), mentre sono aumentate le ore di cassa integrazione straordinaria (passate da 1.060.040 a 1.948.322). “La cigs è l’ultima spiaggia per le imprese, dopo c’è solo la chiusura. Questo significa che sul nostro territorio le aziende stanno chiudendo e questo evidenzia la mancanza di una strategia industriale nazionale che a cascata ricade anche sul territorio regionale. Vanno rimodulati gli incentivi alle aziende favorendo quelle che restano sul territorio generando lavoro e quindi ricchezza per tutti” spiega il segretario generale della Uil Puglia.

Le iniquità delle condizioni di accesso al lavoro e di retribuzione per le donne si riflette anche sulla situazione pensionistica. Dove le beneficiarie di pensioni o assegni sociali sono prevalentemente donne (15.781 contro gli 8.412 degli uomini) e le beneficiarie di pensioni di invalidità civile e/o indennità di accompagnamento sono 47.587 contro i 34.101 degli uomini. “Rimarchiamo la necessità di portare avanti la nostra campagna per la parità salariale che passa attraverso la concreta applicazione della legge regionale sulla parità approvata anche grazie al contributo della Uil. Bisogna poi intervenire sull’ammontare delle pensioni” le donne in tutte le categorie percepiscono nettamente meno degli uomini. Tra i lavoratori dipendenti la disparità è di 390 euro, tra i dipendenti pubblici è di 620 euro, per i lavoratori parasubordinati è di 713 euro, per gli autonomi è di 223 euro. “Rivedere il sistema pensionistico è una misura necessaria che parte dalla pensione di garanzia per i giovani e si allarga alla più ampia questione salariale. Il potere d’acquisto degli stipendi (e conseguentemente anche delle pensioni) è eroso dall’inflazione, una mensilità va in fumo per coprire gli aumenti causati dall’inflazione, per questo torniamo a proporre una duplice misure: da un lato ridurre le ore lavorative a parità salariale e dall’altro aumentare i salari” conclude Ricci.

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