Puglia: crescono partite Iva e precariato

“Crescono le partite iva in Puglia da ormai cinque anni. Sono 319.300 gli autonomi. Una condizione che ci preoccupa perché spesso dietro le partite iva si celano dei veri e propri contratti a termine e quindi una riduzione dei diritti e delle tutele in capo alle lavoratrici e ai lavoratori” spiega Gianni Ricci, segretario generale Uil Puglia.


Stando ai dati diffusi dalla Cgia di Mestre, le partite iva e le micro imprese sono tornate a crescere in tutto il Paese nell’ultimo anno, superando i 5 milioni di lavoratori autonomi.


“La tendenza nella nostra regione è però ormai consolidata, in cinque anni sono aumentate del 2,5%. Un dato che se da un lato è parzialmente riconducibile a un saldo leggermente positivo tra aperture e chiusure di nuove aziende, purtroppo in molti casi evidenzia una precarietà del lavoro in Puglia, maggiore anche rispetto al resto del Mezzogiorno dove – sempre negli ultimi cinque anni – sono diminuite dell’1,6%. La tendenza è inesorabile, stanno solo cambiando i lavori svolti. Calano quelli tradizionali anche da noi, come commercio (-5,7%) e artigianato (-11,14%), cresce solo il comparto agricolo (media regionale+9,28%) con punte del 15% nel tarantino, segue Bari con +11,9%, Lecce con 9,1%, Brindisi con 6,6% e Foggia con +3,8%. Dobbiamo essere capaci di migliorare la qualità della vita delle lavoratrici e dei lavoratori, ma in Puglia continuiamo ad arrancare. Non esiste una politica del lavoro di ampio respiro che sia in grado di ampliare diritti e tutele. Nel resto d’Europa si moltiplicano le sperimentazioni della settimana corta, il governatore della Banca d’Italia nei giorni scorsi ha detto che è arrivato il momento di aumentare i salari per aumentare i potere d’acquisto delle famiglie e far riprendere l’economia, ma noi qui in Puglia continuiamo a reggerci su un lavoro che è quasi sempre precario e mal pagato. Un lavoratore su quattro ha un contratto a termine, uno su otto ha un part-time involontario e le partite iva rappresentano da sole un quarto di tutti i lavoratori pugliesi. Una situazione che costringe a vivere giorno per giorno, che impedisce qualsiasi progettualità, in pratica rende impossibile la visione del futuro” conclude Ricci.

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