Aumentano i rapporti di lavoro. Ronzoni: “Ma senza stabilizzazione non c’è futuro”

La bilancia occupazionale in Puglia è ancora in bilico perché se è vero che sono aumentati i rapporti di lavoro è anche vero che dopo una crescita più sostenuta nell’anno precedente, nel 2022 l’andamento positivo ha rallentato il suo corso. 

“Ricordiamo – dichiara Emanuele Ronzoni, segretario organizzativo generale e commissario straordinario della Uil Puglia – che solo una maggiore attenzione alle politiche attive del lavoro può creare le basi affinché questo andamento positivo diventi strutturale. I fondi che il Pnrr metterà a disposizione della Puglia vanno pensati in un’ottica lavorativa. Solo rimettendo al centro delle azioni le famiglie e i lavoratori ci sarà quella crescita che auspichiamo. Chiediamo alla Regione una maggiore interlocuzione sulla programmazione dei fondi europei, che ci consenta di verificare le effettive ricadute in termini occupazionali”.

Sono 232mila i rapporti di lavoro attivati nel quarto trimestre del 2022 in Puglia, in termini assoluti. Terza regione d’Italia dietro Lazio e Lombardia, stando ai dati diffusi dal Ministero del lavoro nella sua ultima relazione trimestrale.

Nonostante ciò, al netto delle trasformazioni dei contratti da tempo determinato e apprendistato in contratti a tempo indeterminato, le attivazioni sono calate del 6,9% rispetto all’omologo trimestre del 2021.

Assistiamo inoltre ad un diminuzione del trend delle cessazioni dei rapporti lavorativi, sono state 349mila nell’ultimo trimestre del 2022, – 2,8% rispetto all’anno precedente. 

Ma anche su questo si può e si deve fare di più. 

“Il nostro obiettivo come sindacato è di migliorare la stabilità dei lavoratori perché la precarietà impedisce una visione del futuro. Senza prospettive, non si crea benessere, non si aumenta il potere d’acquisto delle famiglie e quindi i consumi e non si fa ripartire l’economia. Le cessazioni dei rapporti di lavoro, nascondono anche un malessere dei giovani verso condizioni lavorative non in linea con la loro idea di vita. A parità di salario va rivisto l’orario lavorativo. Senza dimenticare il rispetto dei contratti nazionali sottoscritti dalle maggiori sigle sindacali, che è il primo passo, al quale dovranno seguire la riduzione del cuneo fiscale, la detassazione delle tredicesime e degli aumenti contrattuali e la reale parità salariale. La Uil ha contribuito all’approvazione della legge regionale sulla parità salariale, ma bisogna vigilare affinché non resti solo una parità su carta” conclude Ronzoni. 

Dall’analisi condotta dal ministero, il cammino verso la parità di genere nel mondo del lavoro è più lenta al Sud.  

Cresciuta a livello nazionale del 14% nel 2022, ma solo del 6,4% al Sud Italia.

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